È passato un anno!
È passato un anno!
Un anno diverso, strano, complicato. Per tutti e per tutto.
Abbiamo sacrificato molto e la sensazione condivisa è che sia cambiato poco. Abbiamo sacrificato il contatto con gli amici e i parenti, con i nemici no, le maxi risse non ce le siamo fatte mancare. Abbiamo sacrificato abbracci, carezze e sorrisi. Quei maledetti sorrisi.
È passato un anno!
È passato un anno!
È passato un anno!
Negozi dedicati alla vendita di mascherine, e tutta l’esistenza con la bocca coperta. Le mani unte di igienizzante. Lo facciamo per noi, d’accordo, ma non per gli altri perché “Ne usciremo migliori” ormai non convince più nessuno. Ne siamo usciti più stronzi di prima. Pronti ad accusare il nostro vicino, erigendoci a paladini della giustizia. Pronti a puntare il dito non appena fiutiamo la possibile infrazione di una regola.
Forse la verità è che ne siamo usciti impauriti. Abbiamo paura. Ma di cosa? Della malattia? Sì, di sicuro ci spaventa. Anche se siamo laureati su google in virologia e malattivismo, in fondo sappiamo che non ne sappiamo nulla. Che non abbiamo certezze. Per alcuni di noi: “Non ce n’è COVIDDI” e per altri “è il 5G”, “il microchip”, “la terra piatta” (che nel dubbio fa sempre comodo).
È salutare la nonna, il papà, il fratello, l’amico… guardando una lapide al cimitero pensando: “Cazzo, se non avesse preso questo maledetto virus, forse…”
È passato un anno!
Di videochat, e di teatri chiusi, di parrucchieri aperti ed estetiste chiuse, di psicologhe oberate di lavoro, di ristoranti aperti, no chiusi, no domicilio, ma il distanziamento sociale? Nel dubbio mettiamo il coprifuoco. È scoppiata la guerra? Tra le mura domestiche a volte. C’è il LOCK DOWN, la DAD, il DPCM, il PCR, l’IGG, l’IGM e anche i VFF che così, a occhio, questa volta non vuol dire VIGILI DEL FUOCO
È passato un anno!
Un anno che nessuno ci ridarà più indietro. Abbiamo salutato il nostro lavoro, abbiamo salutato il nostro bar preferito, abbiamo salutato il nostro centro commerciale di fiducia. Abbiamo comprato su Amazon e poi abbiamo cercato di sostenere l’economia locale. Abbiamo condiviso meme e pianto in segreto, perché a noi questo lock down non ci tocca, noi siamo forti. Noi siamo la collettività. Quindi noi siamo solo quei numeri che quasi ogni giorno consultiamo per capire l’indice della curva dei contagi?
Siamo rossi di rabbia, diamo la colpa ai gialli, perché noi bianchi non possiamo abbassarci a questa perdita di libertà. E l’arancione? Mettiamolo rinforzato che è meglio.
Siamo stanchi, rassegnati e forse, questa nuova normalità non ci va proprio giù, ma non abbiamo ancora la forza per dirlo ad alta voce.
È passato un anno!
Curiosità
Abbiamo deciso di comparire anche su alcuni tra i principali social network con messaggi leggermente differenti. Con la piattaforma Instagram cerchiamo, con educazione, ma con un po’ di ironia, di passare un messaggio che vuol essere un’ode alla vita. Con la piattaforma FaceBook, oltre a condividere lo stesso messaggio vogliamo darvi qualche informazione in più ed essere presenti con i nostri servizi in quei gruppi che rappresentano le realtà territoriali con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Siamo presenti su: FaceBook e Instagram